Martedì 8 ottobre si è conclusa all’interno del SUN, Salone Internazionale dell’Esterno di Rimini, la prima edizione di P come Paesaggio, rassegna di manifestazioni e convegni incentrati sul paesaggio. Notevoli sono stati il successo e l’apprezzamento per l’alta qualità dei contenuti proposti e l’elevato spessore tecnico e scientifico dei contributi presentati.
Vincente è stata anche la formula di inserire l’ambito dei convegni in un contesto informale ma altemente simbolico – una rappresentazione metaforica del paesaggio-, con la possibilità di sperimentare in concreto altri aspetti insoliti del landscape, dai sapori nel piatto alla visione onirica del paesaggio dipinto per noi da ERON e donato a ISAL.
Ringraziando sentitamente e con gratitudine le decine di relatori che si sono succeduti all’udienza, ci sia consentito menzionare le due situazioni, quella iniziale e quella finale, che sintetizzano il fil rouge che abbiamo voluto perseguire, offrendo sì una visione a 360 gradi del significato-significante “paesaggio”, ma contestualizzando gli spunti e gli stimoli intellettuali emersi in proposte sperimentali concrete.
Partendo quindi da una visione raffinatissima del paesaggio dei film del grande regista Antonioni, presentata in prima sessione (Paesaggio e Cinema) con competenza e affetto da Elisabetta Antonioni, nipote e studiosa del grande regista, siamo via via giunti all’ultima sessione (Proposte per Rimini), caratterizzata da un vivace e proficuo scambio di visioni e opinioni tra il professor Nicola Bellini, economista del paesaggio della Scuola Superiore S. Anna di Pisa e Sara Visintin, Assessore all’Ambiente del Comune di Rimini.
A testimonianza dell’interesse e della partecipazione suscitati, abbiamo deciso di affidare una breve sintesi delle sette sessioni convegnistiche alle parole di Alice Cervellieri, giovane ingegnere che ci ha accompagnato con la sua presenza discreta durante tutta la manifestazione, per ringraziarla per l’attenzione e l’apprezzamento dimostratici:
Dopo aver seguito l’intero ciclo di seminari proposti da P come Paesaggio in occasione del SUN di Rimini (Caffè Paesaggio, “Paesaggio e Cinema”, “Paesaggio nel Piatto”, “Paesaggio, Emozione, Estetica”, “Paesaggi di città”, “Paesaggio di Costa e Waterfront”, “Proposte per Rimini”) durante i quali
-Abbiamo avuto modo di toccare con mano l’essenza e l’importanza del paesaggio storico costruito sulla base di risorse ricoverate sul territorio, senza mai perdere di vista il senso del dovere e della passione civile.
-Ci è stata fornita spiegazione di “come andare al di là”, -stimolati dalle visioni dei paesaggi dei film di Antonioni-, negli interventi di ricostruzione, per esempio, post sisma, in particolare mediante la ricostruzione di chiese e basiliche viste attraverso gli occhi dei protagonisti di questi eventi.
-Sono state affrontate le tematiche della metafora umana, delle tradizioni e innovazioni dell’Emilia Romagna.
-Come la storia degli uomini sia stata scritta in un canovaccio nel tempo e del tempo (il paesdaggio) e come possa essere individuato il codice di letteratura personale di chi lo percepisce.
-Abbiamo capito che la belleza del territorio risulta come gradevolezza e attrattività, il tutto sottolineato dal principio della prospettiva e dell’armonia.
-Abbiamo toccato con mano l’importanza dell’innovazione come progettazione.
-E’ stata definita l’idea di progettazione, attività alla base della costruzione e realizzazione oggettiva del complesso materiale o concettuale.
-L’architettura dovrebbe accordarsi con allusioni e simbolismi ed i suoi riferimenti dovrebbero derivare da relazioni con contesto sociale e storico degli edifici .
-Siamo stati toccati dalla complessità e dalla contraddizione dell’architettura-paesaggio, vista come frutto di un processo estetico .
-L’architettura della memoria è indispensabile per tornare a considerare il progetto come un sistema di riferimenti culturali e di attenzione per l’uomo, con esigenze ed emozioni.
-Non possiamo prescindere dall’impatto ambientale di cio’ che facciamo e un processo Pro e Pro (progettuale e produttivo) corretto non puo’ riguardare soltanto la qualità dei materiali e delle tecnologie impiegate ma il valore profondo del progetto stesso.
Questo tipo di ricerca ben si inserisce anche all’interno dell’odierno dibattito sul restauro del moderno, reso co-gente dalla sempre piu’avvertita difficoltà di conservazione dell’architettura realizzata tra le due guerre e nel periodo della ricostruzione, nel tentativo di studiare il costruito come sperimentazione di nuovi materiali e tecniche costruttive.